La Chiesa conobbe per più di quarant’anni un periodo di completo abbandono subendo, per terremoti e negligenza nella manutenzione, un notevole degrado. Soltanto negli ultimi anni il sacro edificio è stato restituito al suo primitivo splendore e riaperto al culto. La facciata è ancora da ultimare come spesso s’incontra nelle chiese agostiniane e benedettine, mancando il coronamento dei capitelli, la trabeazione e il timpano sovrastanti le due coppie di pilastri.

All’interno, sul lato destro del transetto, si trova l’altare di S. Giuseppe che s’impone per la sua mole e il tipico stile neo-classico. La marmorizzazione dell’altare può sembrare troppo intensa, tanto da risultare pesante. L’altare opposto, invece, è dedicato a S. Nicola da Tolentino. Si segnala, inoltre, l’affresco di S. Giovanni Battista nell’intradosso del passaggio alla vecchia sagrestia.

Sovrastante la bussola, costituita da quattro pilastri con capitelli ionici tra i quali si aprono tre porte, è posto l’antichissimo organo. Fu costruito intorno alla prima metà del secolo XVIII (1736) dall’organaro Giuseppe Attili di Ortezzano con l’utilizzo di canne cinque-seicentesche. L’amministrazione Comunale dal 2007 al 2008, con il contributo della Soprintendenza ai Beni Culturali di Roma, patrocinata dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Capo Dipartimento di Protezione Civile Dott. Guido Bertolaso dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico delle Marche e dalla Comunità Montana dei Sibillini, mettono in sicurezza e fanno restaurare l’organo.

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