Il Polo museale “Palazzo Felici” ha sede nell’omonimo edificio del XVIII secolo. Qui sono allestiti il Museo dei fossili e dei minerali, nato nel 1996, con reperti di 3,5 milioni di anni fa, e il Museo dell’Alamanno, dov’è esposto un polittico realizzato negli anni 1470-75 per la chiesa dei Minori Osservanti di San Giovanni Battista a Montefalcone Appennino dal pittore crivellesco Pietro Grill, conosciuto come Pietro Alamanno (Furth bei Göttweig, tra il 1430 e il 1440 – Ascoli Piceno, 1498). Il palazzo di per sé ha un elevato valore storico. La facciata in pietra rispecchia la linearità e la sobrietà del classicismo seicentesco e si presenta suddivisa in due ordini di cui uno superiore e l’altro inferiore. Il primo piano corrisponde a quello nobile, qui si sussegue una fuga di stanze intercomunicanti decorate a tempera, nei soffitti in stile pompeiano e alle pareti, secondo il gusto di quegli anni. Alcune di queste stanze furono oggetto di restauro nel 1800. Di stile seicentesco ed anche barocco rimane integra una sola ampia stanza decorata alle pareti con paesaggi e vedute in “trompe-l’oeil” incorniciati da tondi e riquadri. Per quanto concerne la sezione dedicata ai fossili ad ai minerali, è interessante ribadire che il territorio Comunale di Montefalcone è particolarmente ricco di una grande varietà di fauna fossile riconducibile al Pliocene inferiore. Il primo studio di questi reperti fu condotto nel 1880 da Alessandro Mascarini e venne pubblicato dal Bollettino Regio Comitato Geologico N. 7-8. Da sempre i fossili di Montefalcone hanno attirato l’interesse di molti, non solo studiosi o paleontofili, ma anche di semplici curiosi. Salire fino a Montefalcone a raccogliere “conchiglie” è stato, e lo è tuttora, un hobby praticato da molti. Benché la presenza di fossili abbia in modo significativo contribuito alla conoscenza di questi luoghi, dei quali ne raccontano la storia, quella più antica di cinque milioni di anni fa, solo nell’estate del 1971 fu allestita la prima esposizione di reperti del Pliocene locale. Nel 1996 nasce il Museo Comunale dei Fossili e dei Minerali per valorizzare le caratteristiche geologiche del territorio. Il museo conserva fossili locali, fossili da tutto il mondo e di tutte le ere, minerali da tutto il mondo. Espone anche una ricca collezione di arte e natura. A dare lustro all’intero Museo, gioiello del fermano, è Il Polittico di Montefalcone, dipinto tra il 1475 e il 1480, proviene dalla chiesa di S.Giovanni Battista. L’opera riveste una particolare importanza nel corpus delle opere di Pietro Alamanno, allievo di Carlo Crivelli, non solo per i valori stilistici ed iconografici, ma anche di civiltà artistica e materiale in quanto è l’unico polittico dell’artista rimasto integro con la sua preziosa cornice. Ai piedi del Santo titolare del convento, San Francesco, compare una figurina inginocchiata, forse il committente, con un cartiglio scritto in latino dove si allude al sostegno fornito dai Francescani al dogma dell’Immacolata concezione della Vergine: “NON EST VERUS AMATOR VIRGINIS QUI RENUIT EIUS CONCEPTIONEM CELEBRARE”. L’importanza dell’opera e l’attribuzione a Pietro Alamanno fu riconosciuta da due pionieri della conservazione dei beni culturali in Italia, il Cavalcaselle e il Morelli (1861). La macchina d’altare di Montefalcone è finemente intagliata e dipinta, i colori predominanti sono l’oro, il rosso, il nero. Motivo ricorrente sia in Carlo Crivelli che nell’Alamanno è la decorazione a pastiglia, che crea un effetto di evidente rilievo, ottenuta con dello stucco ricoperto di una foglia d’oro, la tecnica è usata nella corona della Madonna e di S. Caterina. L’oro e le pietre preziose, devono evocare la sacralità delle figure e rappresentare l’empireo, la luce della corte celeste che è il vero consesso di ogni polittico, corte di cui la Madonna è Regina, assisa in trono, adorna della corona segno della regalità. Alle spalle della Madonna un drappo rosso, un dossale. II trono, alto su due gradini marmorei e anch’esso realizzato in marmi preziosi, è di sobria linea rinascimentale con semplici e severi capitelli e senza braccioli. La Madonna è riccamente abbigliata con una veste rossa ricamata in oro e profilata nello scollo da una passamaneria preziosa. Il manto è scuro, di pesante velluto ricamato con la stilizzazione del frutto dell’ananasso, motivo probabilmente ricavato da sete di provenienza orientale. Sulle ginocchia della Vergine sgambetta il Bambino Gesù che tende le braccia alla Madre dolcemente atteggiata a una soffusa malinconia, presaga del sacrificio che attende il Figlio, nudo come lo sarà sulla Croce. L’iconografia del Bambin Gesù ricalca la sua raffigurazione di vittima eucaristica, la sua nudità allude alla Passione. Al centro dell’ordine superiore, in corrispondenza dell’iconografia della Vergine col Bambino, è raffigurato il Cristo morto tra la Vergine e San Giovanni. Il corpo di Cristo è l’immagine dell’eucaristia, è un’esaltazione dell’umanità e della presenza carnale del Dio vivente, l’immagine conferisce un contenuto sensibile al mistero eucaristico.

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